Escursione settembrina a Nepi tra catacombe, forre, cascate e cavoni

Una domenica mattina di fine settembre, una bellissima giornata, ideale per un’escursione all’aria aperta in buona compagnia: la meta è Nepi, in provincia di Viterbo, che offre con le catacombe di Santa Savinilla, la forra con la cascate del Pizzo e la caduta del Picchio, i cavoni falisci, un itinerario di circa undici chilometri che impegna tutta la giornata.

Ci diamo appuntamento al parcheggio del cimitero per dare avvio alla nostra avventura con la visita alla catacomba di Santa Savinilla, scoperta in occasione della demolizione di una chiesetta intitolata a San Tolomeo, uno dei martiri sepolti, secondo la tradizione,  nel cimitero sotterraneo. Si accede dalla catacomba dalla chiesa secentesca presso la quale si conservano due statue dei santi patroni di Nepi, Tolomeo e Romano, e un affresco con una presunta effigie di Santa Savinilla.

Nepi, la catacomba di Santa Savinilla [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, la catacomba di Santa Savinilla [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La catacomba è una delle più importanti del Lazio: impostata su due livelli, doveva ospitare un migliaio di sepolture, collocate nei loculi, tutti profanati nei secoli. Osservando con attenzione si possono ancora scorgere in alcuni di essi resti di ossa e tracce delle lastre di chiusura cementate con la malta. All’interno di un arcosolio che potrebbe aver ospitato la sepoltura di Romano, si conservano affreschi con Gesù benedicente e i due apostoli Giovanni e Giacomo maggiore. In quanto a Savinilla, secondo un’antica passio medievale dedicata ai santi Tolomeo e Romano, sarebbe stata una matrona romana che avrebbe accolto i corpi dei santi martirizzati nel cimitero ricavato all’interno della sua proprietà. Il suo martirio sarebbe avvenuto durante l’impero dell’Illirico Claudio il Gotico (268-270), imperatore che governò per meno di due anni, fronteggiando con energia le gravi invasioni barbariche che stavano attanagliando l’impero romano.

Terminata la visita della catacomba, risultata estremamente interessante grazie alla spiegazione del direttore del Museo Civico di Nepi, Stefano Francocci, ci mettiamo in cammino per raggiungere in pochi minuti le mura dell’imponente Rocca divenuta celebre per gli interventi voluti dal cardinale Rodrigo Borgia e dal duca di Nepi, Pierluigi Farnese, figlio di papa Paolo III.

Nepi, l'acquedotto settecentesco [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, l’acquedotto settecentesco [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Lasciandoci sulla sinistra il magnifico acquedotto settecentesco a due file di arcate, oltrepassiamo Porta Romana e prendiamo a destra lungo i basoli dell’antica via Amerina per godere di una bella veduta sulla Cascata Cavaterra, che deve il nome ai lavori di sbancamento diretti da Antonio da Sangallo il Giovane per meglio fortificare le mura cittadine.

Nepi, la cascata Cavaterra [Foto: Cortesia Paolo Aurello]
Nepi, la cascata Cavaterra [Foto: Cortesia Paolo Aurello]
Oltrepassato un arco nelle mura raggiungiamo via della Selciatella (SP 38) per poi girare dopo poco a sinistra, in direzione dei sentieri naturalistici, molto ben segnalati, che in alcuni tratti presentano delle difficoltà per via di alcuni guadi e brevi saliscendi un po’ impegnativi a causa delle recenti piogge.

Nepi, sentieri escursionistici [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, sentieri escursionistici [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
La passeggiata nella forra selvaggia è affascinante: ci fanno compagnia ampie distese di ciclamini appena fioriti, felci, muschi, con il sottofondo delle acque dei numerosi fossi che interessano l’area. La profonda forra si è formata proprio grazie all’azione erosiva di questi torrenti che per seicentomila anni hanno scavato il substrato vulcanico depositatosi a seguito delle eruzioni dei due complessi vulcanici a nord di Roma: il Vicano e il Sabatino.

Nepi, guardo nella forra [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, guardo nella forra [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Di guado in guado raggiungiamo prima la cascata del Pizzo e poi la caduta del Picchio, ingrossata per le recenti cospicue piogge, dove sostiamo per riposarci e rifocillarci col pranzo al sacco.

Nepi, la cascata del Pizzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, la cascata del Pizzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Torniamo sui nostri passi fino all’altezza di un ponticello dove imbocchiamo un viottolo in salita che in pochi minuti ci consente di raggiungere i cavoni, imponenti vie di comunicazione di epoca falisca ricavate tagliando perpendicolarmente la collina tufacea per collegare il pianoro soprastante con il fondovalle. C’è chi pensa che le vie cave, di cui esistono numerosi esempi nel Lazio, potessero essere vie processionali collegate alla presenza di non lontane necropoli. Certamente furono utilizzate anche in epoca successiva, come testimoniato dalle nicchie che contenevano statuette della Vergine che dovevano proteggere i viandanti e “scacciare i diavoli”.

Nepi, lungo i Cavoni [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, lungo i Cavoni [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Siamo stanchi e il gruppo è numeroso, non riusciamo pertanto a esplorare tutto il dedalo di cavoni che meriterebbe un’osservazione più attenta alla ricerca dei numerosi dettagli che ancora si conservano lungo le alte pareti: croci, coppelle, marchi lasciati dai viandanti nei secoli.

A pomeriggio inoltrato raggiungiamo il paese e ci prendiamo una meritata pausa gustando un delizioso gelato alla Gelateria del Duomo in via Giacomo Matteotti che propone due gusti veramente originali: Monti Cimini e Duomo.

Nepi, sosta in gelateria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, sosta in gelateria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Terminiamo la nostra lunga giornata visitando la basilica concattedrale di Santa Maria Assunta, eretta, secondo la tradizione, sui resti di un tempio pagano intitolato a Giove nei pressi del foro della città romana. Saccheggiata, distrutta e ricostruita più volte, la basilica è comunque imponente. Purtroppo gran parte degli arredi è andata perduta in occasione di un incendio provocato dalle truppe napoleoniche. Particolarmente interessante è la cripta dell’XI secolo, sorretta da quattordici colonne di spoglio in granito grigio, sui cui sono impostati capitelli di pietra scolpiti con figure di animali, gufi, pesci, raffinati ricami e perfino un nodo gordiano.

Nepi, basilica concattedrale di S. Maria Assunta, la cripta [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, basilica concattedrale di S. Maria Assunta, la cripta [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Risalendo, non mancate di osservare il crocifisso ligneo cinquecentesco di Antonio Ispana, scampato all’incendio e, sotto l’altare maggiore, il sarcofago marmoreo con le reliquie di San Romano, opera di Ercole Ferrata.

Nepi, basilica concattedrale di S. Maria Assunta, crocifisso ligneo cinquecentesco [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Nepi, basilica concattedrale di S. Maria Assunta, crocifisso ligneo cinquecentesco [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
[Maria Teresa Natale]

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