Grand Tour delle Periferie Romane. 1. Dal Quartiere Alessandrino a Torre Maura

Forse non c’è punto della città più intenso di un altro: ci siamo noi e le cose che abbiamo davanti agli occhi e che poi stanno dentro all’anima. Questa citazione di Marco Lodoli sintetizza la filosofia alla base dell’iniziativa che abbiamo recentemente avviato: il Grand Tour delle periferie romane, un vero e proprio cammino in tante tappe per scoprire zone di Roma distanti dal centro e sconosciute ai più, ognuna delle quali con le proprie specificità, che le rendono uniche e affascinanti e che vi racconteremo tappa per tappa, qualora vogliate seguire le nostre tracce.

Da una parte della città bisognava pur iniziare: abbiamo quindi deciso di dare avvio al nostro cammino che ci porterà a percorrere diverse centinaia di chilometri partendo dal quadrante orientale della città e in, particolar modo dalle zone limitrofe alla Metro C, più facilmente raggiungibili e in un certo qual modo, proprio per questo motivo, più vicine al centro.

La nostra avventura inizia il 22 settembre 2024. Ci diamo appuntamento all’uscita della Metro C Alessandrino, lungo la via Casilina. Ci attende una passeggiata di circa undici chilometri che ci tiene impegnati per sei ore nella lenta esplorazione di una parte del quartiere Alessandrino e della porzione settentrionale di Torre Maura.

Grand Tour delle Periferie Romane, tappa 01: Dal Quartiere Alessandrino a Torre Maura
Grand Tour delle Periferie Romane, tappa 01: Dal Quartiere Alessandrino a Torre Maura

Imbocchiamo subito viale Alessandrino. Un tempo – come possiamo vedere nel dettaglio di una mappa pubblicata dalla Guida Monaci nel 1960 – si chiamava viale della Borgata Alessandrina. A differenza di Centocelle, in quegli anni l’area era ancora poco urbanizzata e comunque nata in modo del tutto spontaneo sui terreni che nell’Ottocento erano di proprietà del Capitolo di Santa Maria Maggiore  e della Famiglia Torlonia.

Mappa di Roma della Guida Monaci 1960: dettaglio con via della Borgata Alessandrina
Mappa di Roma della Guida Monaci 1960: dettaglio con via della Borgata Alessandrina

Lungo viale Alessandrino, in pochi metri incrociamo quattro tra barbieri e parrucchieri che offrono tutta una serie di servizi aggiuntivi: sopracciglia con filo, piega waves, effetto schiarita con toner, barba modellata, pulizia collo… Ci fermiamo subito per una breve sosta caffè al Gran Caffè Alessandrino, dove qualcuno di noi trova qualcosa d’interessante tra gli scaffali riservati al book crossing.

Book-crossing al Gran Caffè Alessandrino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Book-crossing al Gran Caffè Alessandrino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Prendiamo a destra per viale della Bella Villa fino a raggiungere il civico 96. Siamo di fronte all’edificio che per diversi mesi all’anno ospita il Casilino Sky Park, all’ultimo piano di un grande parcheggio. Un’intelligente e riuscita iniziativa di rigenerazione urbana, ideata da Fusolab, incentrata sulla realizzazione di una vera e propria piazza panoramica sopraelevata presso la quale gli abitanti dei quartieri limitrofi (ma non solo) possono fruire di spazi allestiti per il padel, il calcetto, il parkour, la ginnastica a corpo libero, la meditazione, ma anche per offerte culturali come spettacoli cinematografici, concerti e proposte culinarie diversificate per tutti i gusti.

Casilino Sky Park [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Casilino Sky Park [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Proseguiamo lungo via Francesco Bonafede costeggiando la Alfano Legnami, una delle storiche aziende italiane che importa legnami da tutto il mondo con impianti all’avanguardia, per poi imboccare, sulla sinistra, via delle Passiflore, costeggiando i campi sportivi di calcio a cinque della Parrocchia di San Giustino, realtà aggregativa del quartiere che promuove lo sport “come strumento utile per affiancare e sostenere le famiglie nella crescita dei loro ragazzi”.

L'azienda Alfano Legnami vista dalla terrazza del Casilino Sky Park [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’azienda Alfano Legnami vista dalla terrazza del Casilino Sky Park [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Riguadagniamo viale Alessandrino. Sulla sinistra si staglia la Chiesa di San Giustino, inaugurata nei primi anni Cinquanta, su progetto dell’architetto Francesco Fornari. Entriamo e percorriamo la navata, sotto l’arco trionfale è sospeso un Cristo morto e risorto che insolitamente veste abiti sacerdotali, secondo una tradizione pittorica molto antica riscontrata anche a Santa Maria Antiqua, nel Foro Romano. Sotto l’altare si conservano le reliquie del martire, vissuto nel II secolo d.C. Nato pagano, studiò a lungo i filosofi greci e i profeti d’Israele per poi farsi battezzare,  iniziare la sua vita di predicatore in varie città dell’Impero e, infine, essere martirizzato a Roma. Tra le curiosità della chiesa, un’originale via Crucis costituita da bassorilievi in gesso.

Chiesa di San Giustino: Crocifisso [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Chiesa di San Giustino: Crocifisso [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
All’uscita della chiesa, a pochi passi dal Teatro San Giustino, osserviamo con attenzione il murale di Claudia Romagnoli, in arte Croma, street artist militante molisana, trasferitasi a Roma per diversi decenni, che nella periferia est della capitale ha realizzato tre mappe di quartiere “per provare a rappresentare il quartiere attraverso luoghi identificativi e simbolici per ragioni storiche, sociali, architettoniche, politiche, comunitarie”, tra cui questa che riflette la sua interpretazione del quartiere Alessandrino: osservandola riconosciamo la parrocchia, la metro C, l’acquedotto, Fusolab…

Croma, mappa del quartiere Alessandrino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Croma, mappa del quartiere Alessandrino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ritorniamo sui nostri passi lungo viale Alessandrino fino a imboccare via degli Oleandri e poi via del Grano sulla destra e nuovamente a destra per via del Campo. La passeggiata è piacevole, le stradine tranquille sono fiancheggiate per lo più dall’edilizia spontanea del dopoguerra. In un’area circoscritta sono comunque presenti una chiesa evangelica pentecostale, il piccolo teatro di prova del Teatro della Farsa, una palestra di parkour.

Una strada tranquilla nel Quartiere Alessandrino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Una strada tranquilla nel Quartiere Alessandrino [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
All’incrocio tra via del Campo e viale Alessandrino, nuova sosta nell’accogliente bar Blue Ice: personale gentilissimo, offerte dolci e salate, tavolini all’aperto a pochi passi dalla fornitissima edicola. Proprio di fronte a noi campeggia, lungo il muro di un centro anziani, il murale di Debora Diana, “Il primo voto delle donne”, in memoria del 2 giugno 1946 quando l’Italia si trovò a votare per scegliere tra monarchia e repubblica. Il dipinto, realizzato a più mani, si ispira al racconto di Luigina Meco che, vestitasi a festa, andò a votare a Centocelle, presso i seggi approntati alla Scuola Cecconi, raggiungibile solo dopo aver scavalcato la marana, scomparsa con la costruzione di via Palmiro Togliatti.

Debora Diana, dettaglio del murale "Il primo voto delle donne" [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Debora Diana, dettaglio del murale “Il primo voto delle donne” [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il piccolo parco di via del Campo, più un giardino che un parco, è stato riintitolato piazza 8 marzo. Lo attraversiamo, costeggiamo l’Istituto comprensivo Luca Ghini fino a raggiungere via Francesco Bonafede per poi accedere all’omonimo parco, inaugurato nel 2021 e curato dagli amici del Parco che lo hanno adottato. Lo fiancheggia un altro esteso campo sportivo.

Impianto sportivo accanto al Parco Bonafede [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Impianto sportivo accanto al Parco Bonafede [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Percorriamo la stretta e nascosta via Lionello Petri, da cui sentiamo il rumore delle palle che rimbalzano nel vicino Padel Club, e raggiungiamo via delle Nespole per poi attraversare la strada ed entrare nel Parco Tor Tre Teste, noto anche come Parco Giovanni Palatucci, in memoria di una medaglia d’oro al merito civile per essersi prodigato nel salvare la vita a moltissimi ebrei nel corso del secondo conflitto mondiale. Seguendo i vialetti, raggiungiamo la più che celebre chiesa Dives in Misericordia, progettata dall’americano Richard Meier tra il 1998 e il 2003 come memoriale del Giubileo del 2000.

Chiesa Dives in Misericordia [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Chiesa Dives in Misericordia [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sono passati quasi 25 anni dalla sua inaugurazione, siamo a pochi mesi dalla soglia nel nuovo giubileo, la chiesa è sempre bellissima, pensata all’epoca per riqualificare un quartiere di periferia. Incontriamo il parroco, don Enrico, da diversi anni ormai a capo della parrocchia. Ci racconta come non passi settimana in cui la chiesa non sia visitata da architetti e turisti di ogni dove, ma al contempo quanto sia difficile e impegnativo attrarre la comunità in un edificio che è più un monumento che un luogo di socializzazione.  Ci mostra anche una serie di vetrine con oggetti sacri, tra cui un mattone prelevato dalla porta santa di San Pietro in occasione della sua apertura per il Giubileo della Misericordia 2015-2016.

Mattone dalla Porta Santa di San Pietro [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Mattone dalla Porta Santa di San Pietro [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Lasciamo la chiesa lasciandoci le vele alle spalle. Nella presentazione al progetto Richard Meier scrisse che «le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo», sono passati 25 anni, siamo alla soglia del nuovo giubileo, ma se il vento non prenderà altra direzione, l’orizzonte si presenta costellato solo di macerie.

Riguadagniamo il parco in direzione della pineta, fermandoci per uno spuntino all’ombra delle arcate dell’Acquedotto Alessandrino, che dà il nome al quartiere. Fu edificato nel 226 d.C. dall’imperatore Alessandro Severo per rifornire le terme di Nerone, a ridosso del Pantheon, da lui ristrutturate e da allora rinominate Terme Alessandrine.

Tratto dell'Acquedotto Alessandrino nel Parco di Tor Tre Teste [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Tratto dell’Acquedotto Alessandrino nel Parco di Tor Tre Teste [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Oltrepassata la pineta, costeggiamo un rudere e ci dirigiamo verso via di Tor Tre Teste, la attraversiamo all’incrocio con via Ronaldo Lanari e per non percorrere la strada asfaltata ci teniamo sulla sinistra, nel parco adibito ad area cani, fino raggiungere via Walter Tobagi.

Area verde accanto a via Ronaldo Lanari [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Area verde accanto a via Ronaldo Lanari [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Con estrema attenzione, attraversiamo la strada ed entriamo nella Tenuta della Mistica. La recinzione esterna è completamente divelta, pertanto entriamo e in breve raggiungiamo un ulteriore tratto dell’acquedotto Alessandrino. Le sorgenti che lo alimentavano era situate in località Pantano Borghese, all’altezza del XIV miglio della via Prenestina. Lo speco, sotterraneo nel tratto iniziale, si innalzava su arcate a partire dalla tenuta di Torre Angela: un percorso totale di 22 chilometri fino al cuore del Campo Marzio.

Tratto di Acquedotto Alessandrino nella Tenuta della Mistica [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Tratto di Acquedotto Alessandrino nella Tenuta della Mistica [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Peccato che la Tenuta della Mistica non sia legittimamente accessibile per la gran parte della sua area. Nel Piano regolatore del 1965 si stabiliva che l’area della Tenuta dovesse essere sfruttata per destinazioni diverse: villini, industria, verde, agricoltura. Tra vincoli ambientali e storici,  il loro proscioglimento a seguito di ricorsi dei proprietari, compensazioni edificatorie,  nel 2005 il Consiglio comunale di Roma approvò finalmente un accordo di programma che prevedeva la realizzazione di un parco archeologico, un polo di servizi commerciali e la revisione della viabilità limitrofa. Sono passati altri vent’anni, la viabilità è stata modificata, un polo di servizi commerciali è stato realizzato, ma nel frattempo, nell’area di campagna romana, alcuni casali sono stati occupati, poi sgomberati fino a che 22 ettari non sono stati dati in gestione a una fondazione costituita da associazioni no profit con l’obiettivo di  realizzare un campus produttivo della legalità e della solidarietà che mantenga le tre vocazioni del parco.  L’assegnazione intanto è scaduta e si è ancora in attesa di regolarizzazione, mentre 42 ettari sono ancora in custodia ai proprietari in attesa della consegna definitiva al Comune.  Chissà se mai i cittadini vedranno il parco diventare una realtà?  

Percorriamo un prato dal lato interno della recinzione fino a raggiungere un altro varco, aperto lungo via dei Ruderi di Casa Calda, di fronte ad alcuni edifici che ospitano un Punto Luce Save the Children, dove bambini e ragazzi svolgono laboratori e attività gratuite.

Punto Luce Save the Children [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Punto Luce Save the Children [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Sulla sinistra, lungo Viale Walter Tobagi, realizzato ricomprendo la Marana di S. Maura, vediamo i resti del casale-torre di Casa Calda, eretto sui ruderi di una villa romana, oggi parco pubblico ma un tempo parte di un’ampia tenuta corrispondente almeno a tutto l’attuale quartiere di Torre Maura, anche oltre l’odierna Casilina. La torre in tufelli del XIII secolo è mozza, nel primissimo Rinascimento le venne anteposto un palazzetto ancora in uso alla fine del XVII secolo e con le leggi per il bonificamento obbligatorio, alla fine dell’Ottocento la torre e gli annessi vennero ristrutturati a uso abitativo, ma oggi il complesso è nel totale abbandono.

Casale-Torre di via delle Case Calde [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Casale-Torre di via delle Case Calde [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Su un poggio si staglia anche l’imponente costruzione su più livelli caratterizzata da torri che la fanno sembrare una fortezza: è la chiesa Nostra signora del Suffragio e Sant’Agostino di Canterbury, importante punto di riferimento per la comunità di Torre Maura.

Chiesa Nostra Signora del Suffragio e Sant'Agostino di Canterbury [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Chiesa Nostra Signora del Suffragio e Sant’Agostino di Canterbury [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Raggiungiamo piazza delle Paradisee, odonimo che rimanda a dei magnifici uccelli canori passeriformi. In realtà tutte le strade e piazze di Torre Maura, più di sessanta, sono intitolate a ornitologi e uccelli. Sotto una modestissima edicola con una Madonna del Divino amore, un cartello suggerisce un originale percorso per una novena itinerante tra i punti mariani del quartiere.

Piazza delle Paradisee, edicola mariana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Piazza delle Paradisee, edicola mariana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Proseguiamo fino a raggiungere via delle Averle: dopo trentadue anni da pochi mesi è stato sgomberato lo storico Centro sociale Torre Maura occupata, gestito da gruppi anarchici. Di proprietà del Comune, dovrebbe essere ristrutturato per essere trasformato in un centro per servizi sanitari sul territorio.

Il centro sociale Torre Maura occupata in una foto del 2019 [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il centro sociale Torre Maura occupata in una foto del 2019 [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Costeggiamo via delle Cincie, con le sei palazzine di sette piani realizzate dall’Istituto per lo Sviluppo Edilizio e Urbanistico (Isveur)  negli anni Settanta del Novecento con fondi comunitari per ospitare 460 famiglie, e arriviamo in via Enrico Giglioli, zoologo e antropologo italiano morto nel primo Novecento. Che delusione vedere un cancello arrugginito di fronte a quello che fino a poco tempo fa  era un orto aperto al pubblico curato da associazioni no profit locali in collaborazione con l’Orto botanico della vicina Tor Vergata. Ne avevamo parlato in un precedente post.

Via dei Giglioli, area ad orto non più accessibile [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
Via dei Giglioli, area ad orto non più accessibile [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
Costeggiando i palazzi ATER di via delle Canapiglie ci troviamo a ridosso del Gran Raccordo Anulare, lambito dal Parco dei Piovanelli, un tratto residuo di campagna romana,  piantumato di recente con alberelli sofferenti se non già morti a seguito della torrida estate. Le barriere antirumore mitigano egregiamente il frastuono delle automobili e dei camion che sfrecciano sul Raccordo.

Torre Maura, complesso ATER e Parco dei Piovanelli [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
Torre Maura, complesso ATER e Parco dei Piovanelli [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
Riguadagniamo via Giglioli, attraversiamo via Walter Tobagi e via del Fringuello per poi imboccare via delle Allodole, poi via dell’Albanella che si conclude all’altezza del Policlinico Casilino, struttura privata convenzionata di proprietà del gruppo Eurosanità di Tullio Ciarrapico, oggi uno dei più efficienti poli sanitari della capitale.

Policlinico Casilino [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
Policlinico Casilino [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
La prima tappa del nostro lungo cammino alla scoperta delle estreme periferie della nostra città si conclude alla fermata della Metro C Torre Spaccata dove ci salutiamo in attesa della tappa successiva.

Foto di gruppo a Torre Maura [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
Foto di gruppo a Torre Maura [Foto: Maria Teresa Natale, 2024, CC BY NC SA]
[Maria Teresa Natale]

Puoi richiedere le tracce di questo percorso scrivendo a: grandtourdelleperiferie@gmail.com

Link utili e di approfondimento:

One comment

  1. È stato molto interessante ripercorrere attraverso la vivida narrazione i luoghi attraversati nel percorso in cui ci ha guidato con entusiasmo Maria Teresa. Sono pronta a continuare insieme a lei la scoperta di altre periferie, ricche di storia e di sorprese, per la gran parte sconosciute. Ringrazio con gratitudine Maria Teresa e Appasseggio della “nutriente” opportunità.

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