Imprevisti di viaggio e piani B

Talvolta programmare un viaggio alle Isole Eolie può rivelarsi una vera avventura: è ciò che è accaduto a noi quest’anno che avevamo come destinazione della nostra vacanza l’isola di Stromboli, la più settentrionale delle sette sorelle. Può succedere talvolta che all’andata o al ritorno capitino degli imprevisti ma stavolta siamo stati sfortunati e in tutti e due i casi ci siamo dovuti ingegnare per trovare efficaci piani B.

Il viaggio di andata

Decidiamo di partire da Roma per Stromboli domenica 8 settembre. Due giorni prima Trenitalia ci comunica che il nostro treno (Roma-Lamezia Terme), nonostante sia una Freccia, non è garantito a causa di uno sciopero (incredibile, gli scioperi in genere sono quasi sempre di venerdì!), tant’è che abbiamo dovuto cercare un alternativa: un pullman Itabus con partenza dal Terminal di Roma Tiburtina, ahimè, alle 6,05 di mattina. Otto ore di viaggio, con un’unica sosta di dieci minuti. Alle 14,40, puntuale, il pullman ci ha lasciato presso il parcheggio del palazzetto dello sport di Vibo Valentia. Non c’era un’anima viva e l’autista del pullman si è premurato di chiederci se ci veniva a prendere qualcuno. Una mezz’ora prima dell’arrivo ci eravamo preoccupati di contattare un taxi locale, dopo diversi tentativi ci aveva risposto un’autista che con 30 euro ci ha portato all’imbarco aliscafi di Vibo Marina (il servizio biglietteria è effettuato dal Bar Delfino 2,0 in via Michele Bianchi). L’aliscafo è partito in orario alle 16 e abbiamo raggiunto la nostra amata isola in un’ora e trenta circa. Se calcoliamo che la sveglia è stata alle 4,30 ci sono volute quasi 14 ore di viaggio!

Il viaggio di ritorno

Tutti ricorderanno l’estate del 2024 come una delle più roventi mai vissute, da tre giorni però è iniziato a piovere a Stromboli e, nonostante siamo in vacanza, abbiamo accolto con gioia il calo della temperature e con esso anche l’arrivo della tempesta che, naturalmente, si è scatenata proprio due giorni prima del rientro, programmato per domenica 15 settembre.

Strombolicchio in tempesta [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Strombolicchio in tempesta [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il venerdì e il sabato il mare è molto agitato, con onde alte fino a quattro metri e mezzo, non partono né navi né aliscafi, ma finalmente nella notte tra il sabato e la domenica il vento inizia a calare e le onde ad abbassarsi. Alle otto di mattina chiamiamo la biglietteria del molo, l’aliscafo per Vibo Marina è cancellato, l’aliscafo per Napoli è confermato ma con il mare ancora piuttosto mosso lo escludiamo, la nave per Napoli è solo di lunedì e comunque è piena, ci propongono quindi l’aliscafo diretto per Milazzo delle 11,20. Proposta accettata e via di corsa a chiudere casa che in un’isola non è mai un’operazione molto rapida. Ci ritagliamo però una piccola finestra di tempo per una gustosa granita alle more selvatiche al ritrovo Ingrid nella piazza della chiesa di S. Vincenzo.

Stromboli dall'oblo dell'aliscafo per Milazzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Stromboli dall’oblo dell’aliscafo per Milazzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ovviamente mentre ci rechiamo al molo ricomincia a piovere, poco male, l’aliscafo arriva puntuale e in un’ora e mezzo raggiunge il porto di Milazzo, destreggiandosi tra le onde ancora alte e provocando non poco scombussolamento allo stomaco di qualcuno di noi. Un colpo di fortuna stavolta e il Giuntabus per la Stazione Marittima di Messina (corsa delle 13,30, di domenica ne sono programmate solo tre) è lì ad attenderci all’uscita del molo e in pochi minuti saliamo a bordo dove facciamo il biglietto.

Porto di Milazzo: in fila per prendere il pullman per Messina [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Porto di Milazzo: in fila per prendere il pullman per Messina [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
In cinquanta minuti raggiungiamo la Stazione marittima di Messina. A piedi ci dirigiamo verso la biglietteria delle navi che effettuano servizio di traghettamento lungo il canale. Sono poche centinaia di metri, durante i quali abbiamo l’occasione di ammirare sul lato dei silos ex granai rivolto verso il porto un grande murale di Nemo’s che ha voluto dedicare la sua opera alla velocista somala Saamiya Yusuf Omar, annegata al largo di Lampedusa e a tutte le vittime del mare; quattro corpi nudi, metafora dell’indifferenza della politica e della stampa nei confronti dei morti in mare, stesi nudi ad asciugare come panni della biancheria.

Messina: Murale di Nemo's dedicato alle vittime del mare [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Messina: Murale di Nemo’s dedicato alle vittime del mare [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Raggiungiamo la biglietteria del traghetto per Villa San Giovanni, oltre lo stretto, comune della città metropolitana di Reggio Calabria. Un altro corpo di fortuna, la nave parte dopo pochi minuti (2,50 euro il biglietto passeggeri). La traversata dura una ventina di minuti e lo sbarco è proprio accanto alla Stazione ferroviaria. Già sapevamo che a Villa San Giovanni avremmo dovuto attendere qualche ora per il treno per Roma (Italo delle 17,48) ma non facciamo in tempo a rilassarci che già riceviamo un SMS che ci annuncia un ritardo di sessanta minuti a causa di un guasto ferroviario tra Milano e Bologna.

Villa San Giovanni, Stazione ferroviaria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Villa San Giovanni, Stazione ferroviaria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Anziché annoiarci nella sala d’aspetto decidiamo di fare una passeggiata a Villa San Giovanni, con bagagli al seguito. La cittadina si compone di diversi rioni e propendiamo per  l’esplorazione del quartiere di Pezzo, limitrofo alla stazione ferroviaria. Con l’aiuto di GoogleMaps ci disegnamo un percorso ad anello di circa tre chilometri. Dalla piazza della Stazione percorriamo alcune vie a monte della ferrovia costeggiando moderne palazzine piuttosto anonime se non addirittura brutte, un lotto di case popolari, una scalinata dipinta con i colori della bandiera della pace, i resti di una vecchia fornace, una serie di bassi edifici liberty d’inizio Novecento con blande decorazioni floreali. Sulla balaustra di un balcone, un cartello con la scritta “NO PONTE”.

Villa San Giovanni, scorci del quartiere di Pezzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Villa San Giovanni, scorci del quartiere di Pezzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Oltrepassando un breve tunnel sotto la ferrovia raggiungiamo il lungomare Cenide che rimanda all’antico nome di Villa San Giovanni, identificata come Cenidèo. Il rimando alla mitologia in Magna Grecia è d’obbligo. La giovane Ceneo, amata da Poseidone, fu esaudita da quest’ultimo nella sua richiesta di cambiar sesso e divenire invulnerabile nelle sue numerose battaglie alla guida degli eserciti lapiti. 

Sono ormai le quattro, decidiamo di offrirci un pranzo/cena a base di antipasto di mare e paccheri al pesce spada presso il ristorante Mediterraneo, eccezionalmente aperto in occasione di un pranzo sociale di un gruppo di centauri palermitani – Le eliche del Sud – che hanno organizzato un tour di tre giorni in Calabria.

Proseguiamo la passeggiata sul lungomare, raggiungendo l’area del porto vecchio con il faro e la darsena con le barchette da pesca, sullo sfondo lo stretto di Messina con i guardiani dello Stretto, il pilone di Torre Faro sulla costa messinese (freccia rossa) e il pilone di Santa Trada sul versante reggino (freccia gialla), tralicci d’acciaio in disuso pertinenti a un elettrodotto che attraversava lo Stretto, progettato nell’immediato dopoguerra per incrementare la disponibilità di energia elettrica in Sicilia. Dovessero costruire il ponte, il paesaggio cambierebbe drasticamente e con esso l’economia di tanti insediamenti lungo le rive del canale tra isola e continente.

Villa San Giovanni, scorci del porto antico di Pezzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Villa San Giovanni, scorci del porto antico di Pezzo [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Riprendiamo il lungomare in direzione opposta, in direzione della Stazione ferroviaria. Camminando sotto i platani, costeggiamo una grande rotonda transennata, dove è prevista la realizzazione di un progetto di rigenerazione urbana del waterfront, anche se pare che i lavori procedano molto a rilento. Proseguiamo: sulla nostra destra si susseguono il porticciolo turistico e i moli dei traghetti per Messina che caricano e scaricano in continuazione passeggeri, ciclisti, motociclisti, autovetture, camion… Sulla sinistra, una serie di vecchi edifici abbandonati e fatiscenti rimanda forse ai bombardamenti alleati della Seconda Guerra Mondiale, su un muro si conservano le delimitazioni degli spazi dedicati a ospitare la propaganda elettorale per il fallito referendum costituzionale renziano del 20 e 21 settembre 2020.

Villa San Giovanni, scorci del lungomare verso la Stazione ferroviaria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Villa San Giovanni, scorci del lungomare verso la Stazione ferroviaria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Raggiungiamo finalmente la stazione, mancano una quarantina di minuti alla partenza e siamo contenti di aver sfruttato una disavventura di viaggio per conoscere luoghi, paesaggi e realtà a noi poco note. In genere a Villa San Giovanni si passa solo per traghettare o prendere il treno. Le sorprese, però, non sono finite: dai sessanta minuti  di ritardo inizialmente annunciati, si arriverà a novantacinque, poi a centoventi, poi a centoquaranta minuti di ritardo accumulato, stazionando sulla piattaforma del binario 3 con l’altoparlante che continua a ripetere che il treno è in arrivo, ma invece non arriva mai.  Giungeremo a Roma Termini all’1,40 di notte del lunedì, per poi metterci in fila una mezz’ora per un taxi, unica possibilità a quell’ora per raggiungere casa. Se all’andata il nostro viaggio era durato 14 ore, al ritorno ne sono servite 16!

Villa San Giovanni, Stazione ferroviaria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Villa San Giovanni, Stazione ferroviaria [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
L’avventura è finita, il disagio è passato, ma il viaggio è anche questo, saper affrontare gli imprevisti con pazienza e filosofia. E tra i nostri ricordi rimarranno i due simpatici gatti che ci tenevano compagnia trotterellando avanti e indietro sulla piattaforma del binario 1 per mendicare cibo ai viaggiatori in attesa.

[Maria Teresa Natale]

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